Di cosa mi occupo

Ansia

“La nostra ansia non viene dal pensare al futuro, ma dal volerlo controllare” (Khalil Gibran)

Un esame, un incontro di lavoro, l’attesa di una notizia, un cambiamento, un ritardo, ma anche solo una telefonata, sono tutte condizioni in cui è probabile sperimentare uno stato d’animo chiamato ansia. Essa è sempre presente, anche se in maniera più o meno sfumata, nella nostra vita quotidiana.

In condizioni normali definiamo l’ansia come uno stato di vigilanza attiva, di carica psicologica e organica che ha una funzione protettiva importante: ci consente di affrontare i problemi quotidiani con la grinta necessaria a risolverli. In questo senso essa è una tensione positiva, creativa, alla base dell’intelligenza e aiuta a focalizzarci sul compito e a raccogliere le energie necessarie a mantenere la concentrazione sull’obiettivo da raggiungere.

Quando quest’attivazione però è eccessiva, ingiustificata e sproporzionata rispetto alle situazioni, l’ansia si trasforma in emozione paralizzante, diventa cioè patologica o nevrotica: è allora che ci fa sentire deboli e dipendenti dagli altri, manifestandosi come forte disagio interiore e accompagnata da sintomi organici (debolezza, sudorazione, tremori, tachicardia, difficoltà di respiro, disturbi digestivi e intestinali),  emotivi (stato d’allarme senza motivo apparente, senso di terrore o panico, insoddisfazione di sé), cognitivi e comportamentali (minore capacità di concentrazione e memoria, tendenza all’isolamento, agitazione motoria, balbuzie, diminuzione dell’interesse sessuale).

Ansia

Esistono diversi tipi di ansia

Essa può esprimersi attraverso uno stato persistente di allarme, vigilanza, tensione, senza un chiaro collegamento ad un particolare oggetto o situazione: nel Disturbo d’Ansia Generalizzato ci sentiamo agitati per la maggior parte del tempo, preoccupati e questa tensione può generare indolenzimento in alcune parti del corpo (spalle e collo), pesantezza alla testa, sensazione di perenne stanchezza; oppure l’ansia può essere collegata a un oggetto specifico che attivamente cerchiamo di evitare come nella Fobia Specifica, per esempio verso alcuni animali (insetti, cani) o determinati ambienti (luoghi alti, acqua) o specifiche situazioni (ascensori, aeroplani).

Se il disagio si esprime prevalentemente in pubblico o in contesti in cui ci sono altre persone, per cui percepiamo chiaramente la paura di essere disapprovati, giudicati, criticati e reagiamo bloccandoci, l’ansia vissuta prende il nome di Ansia Sociale.

In altri casi, quando sperimentiamo una marcata paura in situazioni tipo: spazi aperti (ponti, mercati, parcheggi), luoghi pubblici (treni, autobus, navi, aerei), luoghi chiusi o affollati dove pensiamo che possa venire a mancare una via d’uscita e di fuga immediata o dove potrebbe non essere disponibile un aiuto in caso di sintomi di panico (o altri sintomi invalidanti o imbarazzanti), parliamo di Agorafobia. Essa comporta l’evitamento di luoghi pubblici o di luoghi non familiari, difficoltà a uscire di casa e viaggiare.

Una condizione degna di nota (più frequente nell’infanzia) è quell’ansia inadeguata ed eccessiva che proviamo al momento di lasciare la nostra casa o quando ci separiamo da persone a cui siamo particolarmente legati: l’Ansia di Separazione. Il disagio è legato al timore che possa succedere qualcosa ai nostri cari o che si verifichino eventi tali da separarci da loro (perdersi, ammalarsi, infortuni); può diventare difficile uscire o allontanarsi da casa, stare da soli nella propria abitazione.

Infine, la forma più violenta di ansia è l’Attacco di Panico: uno stato di ansia acuta a insorgenza improvvisa. Ad esso dedico ampio spazio in una sezione a parte, essendo oggi il disturbo d’ansia più diffuso.

Ansia

La psicoterapia

La psicoterapia offre un contesto protetto e sicuro dove poter esplorare le cause dell’ansia, individuare i fattori ambientali o intrapsichici stressanti, apprendere strategie di gestione e prevenzione dello stress (per esempio alcune tecniche di rilassamento).

Se la risposta ansiosa si verifica sempre dinanzi a un evento avverso e potenzialmente minaccioso la domanda che mi pongo è: cosa costituisce una minaccia per il paziente in questo momento della sua vita? La nostra mente valuta e confronta gli eventi recenti con le precedenti esperienze personali ma quando la minaccia è ambigua ed è difficile una valutazione accurata, gli schemi automatici di risposta al pericolo hanno una maggiore influenza, scattano senza un’apparente motivazione: come un sistema di allarme che entra in azione in assenza dei ladri. La valutazione è in parte cosciente e in parte condotta in maniera automatica e inconscia e sembra prevalentemente guidata da pensieri irrazionali di pericolo.

Naturalmente mi occorre tempo per scoprire la piena portata che un evento ha per la persona e il trattamento deve proporsi l’obiettivo di rendere la maggior parte delle minacce comprensibili e gestibili agli occhi del paziente stesso. Ridimensionare lo stato di allerta, gestire gli evitamenti, attivare un processo di valutazione realistica, individuare i pensieri disfunzionali e le convinzioni irrazionali (definite in Analisi Transazionale “convinzioni di copione”) alla base dello stato di attivazione, sono passi indispensabili di un percorso graduale che percorro insieme a chi cerca aiuto.

Contattaci

Non esitare a contattarci per qualsiasi info