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Ipocondria

“La maggior parte del tempo la passiamo a pensare di essere ammalati, ma ciò si verifica solo nella mente.” (Thomas Clayton Wolfe)

L’ipocondria, attualmente definita Disturbo da sintomi somatici, è un disturbo con sintomi che interessano il corpo, tendenzialmente cronico e caratterizzato dalla presenza di uno o più fastidi fisici ricorrenti. Per fare la diagnosi è necessario che i sintomi, francamente eccessivi, immotivati e persistenti, abbiano una durata di più di 6 mesi.

Le persone con questo disturbo lamentano svariati problemi organici e dolori localizzati un po’ ovunque (alle ossa o ai muscoli, all’addome, alla testa, agli arti ecc.) e questi sintomi sembrano per tipologia e intensità uguali a quelli determinati da condizioni mediche specifiche; tuttavia le comuni indagini cliniche e strumentali non evidenziano la presenza di una reale disfunzione o malattia fisica: il fatto di non individuare una ragione alla base del malessere è fonte di stress e ansia per i pazienti, cui si somma la sensazione di non essere stati valutati e curati in modo ottimale. Se non gestita e compensata, con il tempo la preoccupazione per la salute può diventare un pensiero persistente, creando notevole sofferenza psicoemotiva, fino a risultare invalidante per la persona.

Ipocondria

Quali sono i sintomi?

La rilevanza dei sintomi che si provano è marginale: a generare una preoccupazione esasperata possono essere anche un neo presente fin dalla nascita, la gola leggermente arrossata, la sensazione di gonfiore dopo un pasto. Se la persona ha una familiarità per una malattia specifica, cioè qualcuno nella sua famiglia soffre di qualche disturbo particolare, sono soprattutto i supposti segni premonitori di quella malattia a gettare nel panico.

Mi capita spesso di riscontrare in questi pazienti un morboso utilizzo di internet per ricercare l’origine dei sintomi che nessun medico sembra in grado di interpretare; mi ritrovo così a dissuadere da tale indagine: per la natura dello strumento e la molteplicità di informazioni contraddittorie e imprecise che vi si trovano, esso non fa che peggiorare la situazione.

La preoccupazione per dettagli fisici insignificanti o fisiologici assorbono tutte le energie e gran parte del tempo del paziente e questo si ripercuote negativamente anche sulle persone a lui vicine. Il risultato più comune è una significativa riduzione della qualità di vita e il deterioramento delle relazioni familiari e sociali.

I continui controlli con esiti negativi anziché placare l’ansia, la esasperano, poiché lasciano il paziente privo di una risposta certa e rassicurante. Lo stesso vale per le cure che si intraprendono: nessun effetto.

Per riassumere dunque, nel Disturbo da sintomi somatici i sintomi fisici sono di norma lievi o addirittura assenti e a predominare è l’ansia, del tutto sproporzionata rispetto al contesto e al rischio effettivo di essere già ammalati o di poter contrarre una malattia grave.

L’insorgenza del disturbo può essere favorita da una storia d’abuso o da un’esperienza traumatica precedente, specie se legata all’ambiente sanitario in cui si è avvertito il pericolo di perdere la vita (al di là del rischio oggettivo), dall’esistenza di una familiarità per malattie gravi e dalla presenza di un disturbo depressivo o d’ansia.

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