Di cosa mi occupo

Ossessioni e compulsioni

“Le nostre paure sono più numerose dei pericoli concreti che corriamo. Soffriamo molto di più per la nostra immaginazione che per la realtà” (Lucio Anneo Seneca)

Molte persone nel corso della propria vita si ritrovano ad avere manifestazioni ossessive transitorie o a riconoscere dentro di sé dei tratti sfumati di personalità ossessiva: chi di noi non è mai tornato indietro a controllare di avere chiuso bene la porta di casa, o non si è mai lavato un po’ più del normale dopo essere stato in un luogo pubblico, o non si è assicurato più volte di aver svolto per bene una certa azione, o non ha mai provato una certa qualche pulsione a tenere le cose ordinate e ben sistemate per ottenerne alla vista una bella gratificazione? Nella maggior parte dei casi si tratta di manifestazioni occasionali, di breve durata, che non intaccano la qualità di vita.

Purtroppo in alcune persone queste modalità ossessive sono così invadenti, pervasive e invalidanti da meritare la diagnosi di Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC). La ricerca ci informa che ne soffrono circa 3 persone ogni 200 abitanti del nostro pianeta, non ci sono differenze tra i sessi e nemmeno tra le culture. L’esordio di questo disturbo nella maggior parte dei casi è nell’adolescenza, è graduale e tende a cronicizzarsi. Provoca una sofferenza molto intensa, può ritardare o rendere impossibile il completamento degli studi, determinare discontinuità lavorativa, ostacolare le relazioni sociali e sentimentali, compromettere le attività quotidiane.

Ossessioni e compulsioni

Ma in cosa consistono precisamente queste ossessioni?

Le ossessioni (presenti per più di un’ora al giorno) possono prendere la forma di pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti che irrompono nella mente contro la nostra volontà, provocandoci ansia, paura e vergogna, interferendo con ciò che stiamo facendo o pensando e assorbendo tutta la nostra attenzione ed energia.

Le ossessioni sono incontrollabili e il loro contenuto può essere molto lontano dai nostri valori, dalle nostre convinzioni morali o dal nostro modo di essere: possiamo avere pensieri ossessivi blasfemi, aggressivi o perversi per esempio, o avere l’impulso di danneggiare qualcuno o comportarci in modo sconveniente in pubblico.

Non riuscendo a ignorare tali ossessioni tentiamo di neutralizzarle con altri pensieri o azioni chiamate compulsioni.

Le compulsioni sono comportamenti o azioni mentali ripetitive che pur diventando abituali e automatiche, rimangono intenzionali, cioè volontarie, messe in atto deliberatamente. Quello che si prova è un forte impulso, una pressione interiore a metterle in atto secondo regole che devono essere applicate rigidamente: servono a ridurre il disagio e l’ansia provocate dalle ossessioni oppure a prevenire un qualche evento temuto.

Così, per esempio, per rispondere alla paura ossessiva di eventuali catastrofi, controlliamo un certo numero di volte l’apertura e la chiusura della manopola del gas; per contrastare l’idea fissa di contrarre una malattia ci laviamo ripetutamente le mani; per neutralizzare l’ossessione dell’ordine e della precisione sistemiamo i vestiti in base al colore, gli oggetti in base alle loro dimensioni, rifacciamo i letti senza la minima piega.

Alcuni pazienti riferiscono di vivere in uno stato di allarme continuo, con “un rumore nella testa costante”, “un nemico nella mente”. Spesso si ritrovano a pensare: “Non capisco perché mi comporto in questo modo”, “Forse sto diventando matto!” o “Se le persone sapessero che ho questi pensieri direbbero che sono pazzo!”. La sensazione è quella di aver subito un furto dell’identità: una persona avuta in cura, ai primi incontri mi confidò “i pensieri e le attività che faccio per contrastarli consumano gran parte del mio tempo, sono costretto a rinunciare a me stesso e la domanda che sorge spontanea è come e se sarei stato diverso senza!”

Il DOC riduce i contatti sociali e per questo subentra quasi sempre una mancanza di entusiasmo, motivazione, un senso di vuoto, un umore depresso: non si prova e non si sente più niente tranne ansia e paura.

Rendersi conto dell’esagerazione o dell’irrazionalità dei timori e dei comportamenti accresce la sofferenza: questa consapevolezza infatti, spinge a contrastare ossessioni e compulsioni con effetti che generalmente aggravano i sintomi e la sofferenza stessa. Ad esempio, nel tentativo di evitare di sentirsi pazza o ridicola nel tornare a casa a controllare di aver chiuso bene la porta, una persona potrebbe decidere in modo preventivo di ri-controllare con la chiave ripetutamente (anche 6-7 volte) prima di uscire, anche se dopo il primo controllo era già sicura di averla chiusa e non era più preoccupata: per questo motivo può essere spesso in ritardo. Un’altra persona, per esempio una studentessa, potrebbe avere l’ossessione di contaminarsi nei bagni pubblici, e decidere di evitare di frequentarli con la conseguenza che diventa molto difficile per lei seguire i corsi universitari o rimanere a lungo fuori casa.

Il trattamento psicoterapeutico ha lo scopo di aiutare le persone a ridurre il disagio psicologico sperimentato poiché, sebbene vi sia la consapevolezza dell’invadenza e dell’irrazionalità dei pensieri e si abbia il desiderio di liberarsene, non si riesce a farlo: le manovre difensive anzi, come abbiamo visto, paradossalmente peggiorano la situazione e rinforzano la sintomatologia.

Attraverso la comprensione e la condivisione dello schema del disturbo la terapia aiuta a:

  1. riconoscere, ridurre e interrompere alcuni processi interni che mantengono e aggravano il DOC;
  2. ridurre la sensibilità verso la colpa e la disposizione generale a sentirsi moralmente responsabile e dunque degno di critica e disprezzo;
  3. ridurre la vulnerabilità all’innesco del DOC e il rischio di ricadute;

Dare un senso alla sofferenza attraverso la comprensione dei motivi per cui si agisce in un certo modo non solo è rassicurante, ma permette di riacquistare potere circa la possibilità di orientare il proprio comportamento in una direzione diversa.

Liberarsi dai pensieri ossessivi attraverso la terapia è come liberarsi da un inquilino scomodo e indesiderato che occupa abusivamente la nostra mente: lo spazio e il tempo ritornano al legittimo proprietario che si riappropria dei propri interessi, desideri e relazioni.

Contattaci

Non esitare a contattarci per qualsiasi info